Gli S.I. ci modificano...
Già più di dieci anni fa (1986) sostenevo relativamente
all'uso del PC l'importanza di "valutare e progettare metodologie
d'approccio al computer! A questo proposito è
da rilevare che non esiste un
progetto culturale organico, sul territorio italiano... occorre
concentrarsi sulla
situazione insegante-bambino-computer, analizzare le problematiche di
questa situazione,
finalizzare l'uso del computer perché resti uno strumento e non diventi
il fine."
(cfr. tesi di laurea di P. Madaro "Uso del personal computer a scuola
nell'area
logico-matematica: utilizzo e produzione di
software
didattico per bambini dai 7 agli 11 anni", Torino a.a.
1984-85)
Umberto Eco molto acutamente interpreta il momento attuale scrivendo sull'Espresso dell'8 ottobre 1995:
"La prospettiva più pessimistica per il
futuro è che nasca una società divisa in tre classi: al livello più
basso una massa di
proletari che non ha accesso al computer (e quindi neppure al libro), e
che dipende solo
dalla comunicazione televisiva; a livello medio una piccola borghesia
che usa però il
computer in modo passivo (come nel caso tipico di un impiegato di
compagnia aerea che usa
la macchina per sapere chi è in lista per un certo volo); e infine una
"nomenklatura" (nel senso sovietico del termine) che sa come far
ragionare la
macchina (e che ha i mezzi economici per dotarsi di strumenti sempre
più nuovi e
potenti)."
La scuola di base non può, quindi, ignorare l'eventualità esposta da U.
Eco, ed ha
quindi il compito di contribuire ad impedire questa divisione in classi
culturali.
Ma è
ancora U. Eco che esprime le sue perplessità
rispetto alla fruizione degli S.I.:
"Tuttavia
gli ingegneri lavorano a più non
posso per ampliare le possibilità del canale e veicolare a velocità
sempre più
accelerata sempre più informazione, nessuno può ampliare le nostre
capacità di consumo.
Bisogna dunque che qualcuno ci dia dei criteri per la scelta... con le
nuove tecnologie
siamo posti di fronte all'equivalente di centinaia di migliaia di
pagine di un quotidiano,
e non sappiamo se quello che stiamo per scegliere è roba fina o
spazzatura."
Occorre,
quindi, che la scuola elementare avvii i
futuri (ma non tanto futuri), fruitori di S.I. al loro utilizzo
favorendo il
raggiungimento di una maggiore consapevolezza di tutti i processi che
stanno dietro
all'uso degli strumenti informatici.
Eco in
linea con quanto ho proposto precedentemente
(vedi cit.), a conclusione del suo intervento scrive:
"Occorre
dunque alfabetizzare gli utenti,
specie le giovani generazioni, e alfabetizzarne il maggior numero,
specie quelli che non
hanno i mezzi per dotarsi di macchine aggiornate: imparare ad usare gli
strumenti vuole
dire anche capirne
la logica interna ed
elaborare a poco a poco, criteri di scelta."
(Umberto Eco Espresso dell'8 ottobre 1995)
Il computer quindi è sostanzialmente uno strumento, un mezzo e in
quanto tale non può
essere caricato di significati, né dai paladini né dai neoluddisti.
Occorre
riflettere sul fatto che ciò che interessa
la scuola è: l'intelligenza applicata allo strumento. Nel caso
specifico non si ha
difficoltà ad ammettere che al PC sono già stati applicati innumerevoli
"Gigabyte
di intelligenza": creatività, memoria, linguaggio, analisi
logico-matematica, uso
del corpo per risolvere problemi, rappresentazione spaziale...
Hardware
, software e brainware (HW, SW, BW) sono
strettamente collegati
e sono l'uno funzionale all'altro: ad un hardware corrispondono
software sempre più
potenti, per brainware sempre più complessi che richiedono hardware
sempre più
"Gigapotenti" e stimolano software sempre più sofisticati e... la
rincorsa
continua.
Difficile
dire quale dei tre (HW, SW, BW) sia la
vera variabile indipendente, mentre è più facile pensare che ci sia una
stretta
correlazione la quale favorisce la continua evoluzione dei tre.
E'anche da questa considerazione che nasce la scelta di parlare di
Strumenti Informatici
(S.I.) anziché, molto più semplicemente di computer.
Infatti c'è una bella differenza tra usare un PC
per: scrivere una lettera, navigare un ipertesto, fare del drill and
practice, collegarsi
con internet e navigare nella rete, elaborare della grafica e chi più
ne ha più ne
metta.
La differenza è data dal software
che ci permette di utilizzare l'hardware
a disposizione e anche dal brainware
che stiamo applicando.
Se è vero che gli strumenti "ci
amplificano" è pur vero che "ci modificano", ci fanno perseguire
obiettivi
mai prima pensati. Le attività umane, da quelle lavorative a quelle
squisitamente
creative, si modificano e si rinnovano, nascono mestieri che prima non
esistevano, quelli
esistenti mutano radicalmente.
Un petalo per tutti
Ecco un
possibile paradigma per una metodologia
rivolta all'introduzione degli S.I. nella scuola, che tenga conto delle
considerazioni sin
qui fatte:
Ovviamente nulla vieta di applicare il
tutto prima a noi stessi per verificarne validità e fattibilità.

Non c'è
una vera e propria gerarchia tra i punti
elencati né tanto meno una sequenzialità.
Si
tratta di sei petali di una stessa metodologia
possiamo iniziare ad accarezzarne uno qualsiasi ma è necessario, prima
o poi, sfiorarli
tutti.
Ho
detto sfiorarli, non staccarli, proprio
perché è necessario ritornarci sopra.
Infatti l'approccio
libero al PC non è solo "libertà
nell'apprendimento" ma anche una precisa strategia che porta a scoprire
ciò che
diversamente non sarebbe possibile. In tal senso non è solo un momento
iniziale di un iter da seguire ma un metodo di lavoro.
Smitizzare il PC è il momento
più delicato rispetto al quale è possibile incontrare sorprese,
scoprire aspetti nuovi
del nostro modo di pensare e di essere. Mi riferisco al pensiero
magico, ancora
palesemente presente nei bambini, ma talvolta riaffiorante anche negli
adulti.
Occorre quindi sempre, consapevolmente,verificare il nostro grado di smitizzazione del PC, per
non rischiare di retrocedere alle classi inferiori descritte da U. Eco.
Far comprendere che il PC deve essere programmato
è
strettamente collegato al punto
precedente è necessario dapprima sperimentare, rendersi conto che se
non programmiamo il
PC lo deve fare qualcun'altro. In seguito occorrerà ricordarlo sempre,
per non aspettarsi
risposte che il computer, in quella determinata situazione, non ci può
dare.
Approfondire i principi di
funzionamento oltre ad essere utile
alla smitizzazione del
PC ci permette di migliorare la nostra autonomia e di evitare il
condizionamento e la
frode.
L'approfondimento non potrà avvenire a priori, prima cioè di aver fatto
delle esperienze
con il PC, ma avverrà anche in itinere consolidando e chiarendo
ulteriormente. Si
partirà dall'esterno per andare sempre più verso l'interno, ampliando
le nostre
conoscenze sull' hardware
e il software.
Progettare un obiettivo
è ciò che, normalmente, un individuo
dovrebbe fare prima di iniziare un'attività, è pur vero che si può accendere il PC senza avere un obiettivo palesemente
strutturato, solo per "vedere". Per questo
tentare
di raggiungere l'obiettivo
, lo si può fare anche prima di averlo esplicitamente progettato. Quante volte ci troveremo a
progettare qualcosa, per
poi tentare di realizzarlo con il nostro computer!
Presto
ci accorgeremo che i nostri obiettivi da
semplici, quasi insignificanti e inutili, diventeranno via via più
sofisticati,
significativi e utili per il nostro lavoro intellettuale, la nostra
ricerca creativa, la
nostra espressione artistica, il nostro ménage e chissà quante altre
cose.
In
verità l'operazione più importante da
farsi nella scuola, che vorrei rimarcare ulteriormente, al termine di
questa mia
riflessione, suggerire ai lettori e ricordare a me, è:
SMITIZZIAMO
IL COMPUTER !
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